babbo, Pensieri, Zampetta

A prendere il babbo

Da qualche tempo Zampetta viene a prendermi alla stazione quando torno dal lavoro da Milano.

Ha imparato il giorno in cui torno, ha imparato che la stazione è quella strana terra di confine fra la mia presenzs e la mia assenza, ha imparato a conoscere i treni.

Ogni volta è un’ emozione per me e per lei. E’ bello vederla ad aspettarmi sulla panchina con la mamma, che mi cerca smarrita con gli occhi quando il treno si ferma. Che non riesce a controllare l’emozione quando mi vede e non sa se trattenersi o se darmi un abbraccio forte forte.

A allora sono io che rompo gli indugi: lascio il mio zaino per terra e la stringo forte. Lei ricambia e poi parte a parlarmi e a raccontarmi in 10 secondi dei fatti che a me risultano sconclusionati ma che per lei sono importanti e me li vuole dire subito.

Poi facciamo un abbraccio collettivo con la mamma e ci avviamo verso la macchina per cominciare un bel weekend tutti insieme,

Cibo, Mr. Cap., Mrs. Spiff, Personaggi, Viaggi, Zampetta

Zampetta uber alles

La 4 giorni tedesca si è alla fine conclusa con successo anche se come immaginabile e preventivato è stata faticosa assai.

Ci ricorderemo: le autostrade svizzere al di sotto delle aspettative, la Zampetta mai così buona nelle lunghe ore di viaggio, montagne con la neve e prati verdi e casette di Heidi.

Un grande lago, una cittadina carina con tante fontane che abbiamo assaggiato tutte, tante persone che ci guardavano, ci toccavano i riccioli e ci parlavano in una lingua strana.

Prosciutto a colazione (ma anche yogurt, cereali e marmellata di ciliege), carne in tutti i modi ricoperta da creme e panne improbabili e semi immangiabili, succhi di mela, gelati e niente frutta e zuppa e strane brioches tutte arrotolate e brezel.

E il caldo e la bella camera, enorme con il salottino con divano e poltrone e il lettino con l’uscita, il letto con i cuscini scomodissimi del babbo e la mamma, i tremendi torcicolli e la fatica e il sudore e lo svegliarsi alle 6 di mattina e stare tutto il giorno con il babbo mentre la mamma andava al lavoro.

E le macchine tutte grandi e tedesche, bambini indisciplinati e i vecchi ciccioni, e la cena (degli altri) alle 5 e mezza del pomeriggio e tutti che prendono i cappuccini a qualunque ora e tutti i locali italiani che anche se non vuoi trovi la gente che parla italiano

E Roberto che stava con noi e Luca che ci è stato una sera, le corse sul lungolago e il parco e i palloncini e il cappellino che ci siamo comprati e il babbo che parlava tre lingue contemporaneamente tutte male e la mamma che parlava tre lingue distintamente e tutte bene e i complimenti e le parole tedesche che Zampetta ha imparato, “bitte” e “brezel”, e il viaggio di ritorno, le lunghe gallerie, il caldo a Milano e la fatica per prendere sonno in macchina e il ritornare e lo svegliarsi la mattina e dire “siamo a casa!”

Mrs. Spiff

Cittadina del mondo

Il fatto è che non lo faccio mai. A me piace viaggiare in treno tra casa e il lavoro, ma purtroppo la vita in una città di periferia, e il lavoro in un angolo sperduto del pianeta, non si conciliano con gli orari delle ferrovie. Non sto parlando di frecce colorate che volano veloci sui binari, mi piace prendere il trenino locale, quello che fa mille fermate in 10 kilometri. Ieri è stato il giorno prescelto, per una serie di circostanze ho dovuto usare quel mezzo, oltre a vari passaggi per raggiungere stazioni e casa (questa è un’altra ragione per cui non posso usare questo mezzo per andare tutti i giorni a lavorare).

Arrivo con un discreto anticipo alla stazione, non sono organizzata, come lo ero un tempo, con letture e musiche, quindi ho modo di guardarmi attorno. Le erbacce tra i binari si muovono sinuose per il vento, è una bella giornata e la luce nitida del tardo pomeriggio rende precisi i contorni. Insieme a me, una strana umanità aspetta l’arrivo del treno: uomini stanchi di lavoro con la sigaretta in bocca, ragazzi con il cane, qualche donna con la borsa, manager che sicuramente hanno sbagliato treno, stranieri. Eh sì, tanti stranieri, tanti quanti non ne vedevo da tanto tempo: nordafricani, orientali, europei dell’est, mediorientali. Uno di questi ultimi mi colpisce, bello, bellissimo, carnagione scura e occhio smeraldo, naso dritto e portamento elegante, vestito di jeans e maglietta. Ci guardiamo, probabilmente pensiamo ‘ma guarda come è diverso/a da me’, chissà, magari si chiede se sono tirolese, o irlandese. Quindici minuti, si scende. Sono stati 15 minuti belli senza la Zampetta, un’esperienza solo mia, non mi capita tanto spesso negli ultimi tempi. Mi sono sentita parte di questo mondo.

casa, Mr. Cap., Mrs. Spiff, Personaggi, Zampetta

Marrakech in salotto

Martedì sera qualsiasi. Sono ‘solo’ le 6. Il babbo ha lavorato strenuamente con PC e aspirapolvere per almeno otto ore. Io invece ho bighellonato una decina di ore spostandomi dal sedile della macchina alla sedia dell’ufficio e ritorno (ha una qualche importanza sapere che ho lavorato?). Zampetta dal suo canto ha avuto vita intensa, nido comunale con mensa, casa della nonnagiuliana in compagnia della ziagiulia, giochi e instancabilità. Tutti stanchi, ma non ci si può fermare. Torno a casa in compagnia di un signore distinto con valigetta; la nonna giuliana e la ziagiulia sfrecciano verso Villacamomilla con la macchina nera fiammante; il babbo aspetta paziente di potere uscire finalmente. Si aggiungono al quadro l’amica maiferma in arrivo da una giornata logorata e intensa, naturalmente accompagnata dal bimbopiùbellodelmondo e dal neonato fratellino, alias pepito. Mi guardo intorno e penso di vedere la situazione con gli occhi del distinto signore di cui sopra. Zampetta grida felice la sua felicità del rientro a casa frullando intorno a me; la ziagiulia parla del suo nuovo portatile; la nonnagiuliana racconta come è andata la giornata e chiede se può essere d’aiuto; l’amica maiferma porta nel passeggino un pepito canterino e sveglio e parla di affari; il bimbopiùbellodelmondo gioca coi suoi mostri di plastica raccontandone le vicende; il babbo dice che deve uscire e il tempo è poco, sempre troppo poco e intanto resta un po’ di più per dare una mano. Milù guarda interdetta. E invece io cerco di fare le cose sul serio con il serio signore, con il quale sto intrattenendo una importante relazione commerciale. Proprio come al mercato di Marrakech!

...e tutto il resto

All’avventura!

Forse l’avete notato che seguiamo un po’ meno il blog in questi giorni.

E’ che le nostre energie sono concentrate (oltre al solito lavoro di rincorrere la Zampetta scatenata che nel frattempo sta ricominciando l’asilo) nel far partire un progetto folle che la Spiff sta coltivando da tempo con un’altra mamma.

Il progetto si chiama e si tratta di un negozio on line che vende vestiti e accessori per bambini da 0 a 6 anni. Divertenti, allegri, colorati.

Insomma, se non ci vedete per un po’… siamo dall’altra parte a lavorare…

Veniteci a trovare!

Mr. Cap., Pensieri

Pensieri e parole di un giorno di mezza vita

Capitano anche queste giornate.

E’ estate e sei in una città che non è la tua. Zampetta e la mamma sono lontate. Non ci pensi, esci dall’albergo al mattino presto perchè ti piace entrare presto al lavoro.

Fa già caldo, per strada c’è traffico e rumore. Vai in metropolitana insieme a altre migliaia di persone. E ti piace anche essere parte del “meccanismo”.

Lavori, vedi i colleghi. Come sempre. Ti impegni, testa bassa, un caffè, un panino per pranzo. Telefonate, favori, sorrisi.

Alle 3 senti un rumore…”crack“… si è rotto qualcosa. Fermi le mani che andavano da sole sulla tastiera del pc, non rispondi al telefono. Ti fermi e ascolti. Non c’è nulla. Non ti importa del lavoro che stai facendo, dei discorsi che hai intorno. Senti un vuoto. Cosa ci faccio qui?

Ci sono ancora due ora prima di uscire, non riesco a combinare niente, ho difficoltà a dire anche solo due parole all’amico che viene a trovarmi.

Esco dall’ufficio. E’ metà pomeriggio e non ho nessuna motivazione per fare niente. Camminare, per andare dove? Sono solo qui. Mi sento invisibile e guardo le persone che mi passano accanto, che prendono la metropolitana. Quanta gente strana!

Vado verso il centro. Fa caldo. E’ lo stesso.

Via Vitruvio. Kebab, gelaterie cinesi, prostitute, barbieri nordafricani, tutto a 50  centesimi, hotel di infima categoria.

Corso Buenos Aires. Traffico, africani che vendono merce contraffatta sul marciapiede, una folla variegata, ondate di aria condizionata che ti assalgono dalle porte aperte dei negozi.

Potrei rimepire il mio vuoto mettendo alla prova la carta di credito. Ma è veramente un brutto periodo. Niente soldi, niente spese pazze. Budget ridotto al minimo.

Provo a risalire la china. Vado in una gelateria. Ci sono le granite. Menta no, mandorla no, caffè no. AMARENA, bleah. SI.

E’ orribille ma a volte gli shock funzionano. Continuo a passeggiare e ruminare. Entro da Muji che di solito aiuta a distrarti ma niente. Anzi mi peggiora l’umore vedere i finti saldi con le cose che costano davvero troppo.

La passeggiata continua ma vedo solo negozi di marca che vendono prodotti che non mi interessano. E allora, allora non resta che l’arma finale: andiamo in libreria.

Feltrinelli mi accoglie sempre ed io ci sto sempre bene. Non so, forse c’è anche qualcosa di primordiale, di ancestrale, sedimentato. Dalla mia prima visita alla Feltrinelli di Pisa (quanti anni fa?): praticamente un salto mortale per chi come me veniva dalla piccola provincia e aveva frequentato come unica libreria un posto che si chiamava (e si chiama) Mondoperaio e comunque sapeva di potersi trovare bene.

E insomma, giro fra i familiari scaffali e faccio muovere gli occhi con la consumata esperienza di frequesntatore abituale: le novità, gli economici, gli sconti estivi, le guide di viaggio. Mi fermo. Lascio andare un attimo la mente. Penso ai colleghi che l’altro giorno hanno prenotato seduta stante un aereo per Barcellona per farsi un week end. Penso che mi piacerebbe andare con loro. Penso che non posso farlo, che c’è una zampetta che mi aspetta, che sono diventato grande (ma io sono sempre stato grande!), che ho delle responsabilità.

Zampetta, ci andiamo insieme, vedrai, ti piacerà Barcellona!

Continuo il giro. Non esiste che esca da lì senza libri. Ma sono già pentito: ne ho troppi da leggere, mi impegno, leggo tanto, ma loro sono sempre di più!

Decido di moderami e alla fine vengono via in 3:

– Paul Murray, Skippy muore. Secondo volume di una collana (bellissima) che ho cominciato la settimana scorsa

– Scarlett Thomas, L’isola dei segreti. Vado avanti a leggere i libri di Scarlett Thomas. Secondo me non sono per niente facili da leggere ma lei è bravissima.

– Gianrico Carofiglio, Né qui né altrove.  Per rileggere Carofiglio…

Esco e decido: torno in albergo e passo la serata a leggere. Prima però dovrei mangiare qualcosa. Ok, continuiamo sulla strada della redenzione. Vado da McDonald’s, prendo un menu e un milkshake alla fragola, scendo in un angolino appartato e con l’aria condizionata, col fatto che è presto e non c’è nessuno, forse con un po’ di energia dal cibo, mi comincio a sentire meglio. Prendo il libro più piccolo (Carofiglio) e comincio a leggerlo.

E’ melanconico. Neanche a farlo apposta. Parla dei vecchi tempi. Vecchi amici che si incontrano e fanno tornare i ricordi a galla. L’università. E io che facevo all’università? Che ricordi ho? Nell’aria una struggente versione di My way cantata da una voce femminile, roca quanto basta. Mi risveglio. Ma che è? Vi siete messi tutti d’accordo?

Leggo un paio di capitoli, finisco il milkshake e salgo in camera. Mi prudono i polpastrelli. E’ tanto tempo che non scrivo. Devo lasciare correre il flusso che esce fuori. Questo è il posto che ho scelto.

Fuori c’è Milano, davanti a me il Pirelli, sempre bellissimo, a destra la stazione, monumentale, sotto piazza Duca d’Aosta, geometrica e trafficata. I tram passano sferraglianti e fuori dal tempo. Io sono sempre io. La vita va avanti. Ho una bellissima sera di lettura davanti a me.

...e tutto il resto, Mr. Cap., Mrs. Spiff, Pensieri, Zampetta

Burocrazia

Sta per finire il nido. Eh sì, il nido comunale chiude i battenti, per i bimbi al di sotto dei 18 mesi, nei mesi di luglio e agosto. Così Zampetta saluterà, tra una quindicina di giorni, le sue maestre Caterina, Rosa e Cecilia, e inizierà una nuova spassosa avventura, e cioè passare le giornate insieme ai nonni.
Già questo mi preoccupa, stare con una unenne è parecchio impegnativo, specie per più di 3 o 4 ore. Ma la mamma deve lavorare, e anche il babbo.
Fortuna che per il resto dell’anno c’è il nido, direte. Vero, ma a per non fare vivere in tranquillità i genitori sperduti ci si mette una meravigliosa entità: la burocrazia!
Zampetta, per potere essere iscritta al nido comunale ha bisogno di: un’attestazione che dica chi sono i suoi genitori e dove vive; un documento che dica quanti soldi hanno i suoi genitori; una dichiarazione che giustifichi la lontananza lavorativa dei genitori disperati dalla loro bimba; una serie di crocette e test per capire se ce n’è proprio bisogno. Il tutto va presentato entro limiti di tempo stretti, e poi si entra nel circolo delle graduatorie! Insomma, un vero e proprio tour de force che impegnerà i genitori nei prossimi giorni. E intanto, a luglio e agosto, Zampetta aspetterà l’esito in compagnia dei nonni (e, si spera, della ZiaGiulia!).

Giochi, Libri, Mr. Cap., Mrs. Spiff, Viaggi, Zampetta

Sapessi com’è strano…

…ritrovarsi stravolti a Milano!

Il problema di lasciare passare qualche giorno dagli eventi è che poi il tutto si scolorisce un po’ e quindi anche tutte le esperienze negative, le brutte avventure e la fatica immane che abbiamo sofferto, alla fine sbiadiscono…

Zampetta e la mamma sono venute e prendermi nella città dove lavoro: sono salite in macchina il primo e siamo tornati tutti insieme il giorno dopo. Il viaggio di andata è stato traumatico per mamma e zampetta che è stata male. Un’esperienza da dimenticare e che non voglio ripercorrere anche perchè l’ho vissuta soltanto, e gia’ quello non è stato bello, via telefono.

Mi rimarranno nella mente gli Zampetta show: la felicità e la voracità con la quale accoglie le cose e le esperienze nuove: autobus, metropolitana, sotto terra o in piazza Duomo, tutto è bello è da provare è da applaudire, da riempirsi gli occhi e da farne una scorpacciata. Perchè tutte queste persone in metropolitana se ne stanno serie senza parlare? Salutiamo e prendiamo confidenza! E cosi’ capita che interi vagoni, con gente italiana, extracomunitaria, parlanti o tacenti si ritrovino a sorridere, a parlare a salutare, la nostra piccola scatenata zampetta che esaltata come non mai saltella qua e la’ e ride su ogni altalena di ogni parco di Milano, e passeggia per i corsi e le piazze e fa fermare la gente e mangia il gelato biologico al lampone da Grom, e va in libreria e prende il libro degli orsetti, e al negozio di vestiti per un cappellino e da Zara per le magliettine estive e da Imaginarium per Amanda, la nostra nuova, anzi, la nostra prima bambola.

E poi non si può fare altro che cadere addormentati, stremati, distrutti da una folle giornata di sorrisi e compere. E allora via, in macchina e a perdifiato verso casa.

Che fatica faticosa! Ma adesso abbiamo ancora un’altra piccola scorta di ricordi da mettere nella nostra collezione!

...e tutto il resto, Mrs. Spiff

Un luogo per il relax

-2 al rientro in ufficio. La maternità, per il momento, sta per scadere, le ferie accumulate si sono consumate, ed io, Mrs. Spiff, sto per rientrare a lavorare nel mio vecchio angolino, in una stanza grigia con le sedie blu (con i braccioli neri) dal quale non vedo mai passare nessuno ma da dove tutti vedono cosa sto facendo.  Torno dai colleghi petulanti e divertenti, da quelli tristi e quelli laboriosi, da quelli che non ci arrivano e da quelli perennemente criticoni.

Non ne ho voglia, non ho voglia di lasciare la Zampetta anche se al nido è felice, vorrei vederla crescere minuto per minuto per notare le variazioni del suo sguardo o del suo procedere, e invece questa è la vita.

Però…. negli ultimi mesi è sempre stato un terribile assecondarne le esigenze, piacevole ma al tempo stesso sfibrante. In fondo, in ufficio sarò sempre seduta su quella triste ed anonima sedia blu, non dovrò preoccuparmi delle botte alla testa, dei pannolini da cambiare, delle cullate da dare. Ovvero, me ne preoccuperò al momento del rientro a casa. Quindi lavorare sarà un momento di svago. Lo dico per convincermi della bontà della cosa, anche se  non ci credo molto. Quindi sì, da lunedì, se non mi leggerete per un bel po’, significa che sono in vacanza.

...e tutto il resto, Mr. Cap.

Una giornata perfetta

Non capita spesso. E così quando succede viene voglia di dirlo a tutti. Quelle giornate che ti svegli bene e senza brutti pensieri, ti fai una doccia e ti radi e ti viene voglia di fischiettare. Fuori c’è una bella aria e le persone che incontri sono tutte gentili e ti sorridono e anche tu aiuti quel signore ad arrivare alla fermata del tram.

In ufficio si parla di calcio e non di lavoro, e anche quando ti metti alla scrivania tutto  è tranquillo come in una giornata di metà agosto. L’amica tornata dalle ferie ti porta un souvenir, l’altro ti ringrazia per il buon lavoro che hai fatto.

Vai sul conto corrente e scopri che ti hanno pagato lo stipendio (che di questi tempi è una gran bella cosa!). Fuori è una bella giornata, stasera torno a casa e mi rivedo la Spiff e la Zampetta.

E sono solo le 11 di mattina. Anche se adesso cambiasse qualcosa queste 3 ore di buonumore sono impagabili. Grazie giornata, torna a trovarmi!